Viaggio in Borgogna: ci siamo stati in moto!
Dopo qualche mese di silenzio siamo tornati! Sono rimaste indietro tantissime cose da raccontare: ristoranti speciali che abbiamo provato, ricette nuove, cronache di viaggio…Abbiamo deciso di ripartire da questo viaggio meraviglioso fatto ad aprile e promettiamo nelle prossime settimane di cercare di tornare in pari!
Questo è il racconto di come partendo per un tour eno-gastronomico on the road in moto in direzione Borgogna, in realtà abbiamo scoperto (solo alla fine) che la nostra vera destinazione, se proprio alla fine dovessimo trovarne una, erano le Langhe.
Non prendete questo post come un itinerario di viaggio suggerito, ma solo come un racconto di un’esperienza che per noi è stata meravigliosa e che ci ha permesso di vedere posti magici, imparare cose nuove ed incontrare persone speciali. E ovviamente, manco a dirlo, mangiare e bere come dei pazzi! Come al solito quindi, i nostri suggerimenti verteranno specialmente sul cibo e sul bere.
Il nostro viaggio è cominciato a Torino, abbiamo iniziato la nostra prima serata alla grande mangiando all’osteria Sorij Nouveau (trovata su Osterie d’Italia di Slow Food che come sempre non delude). Qui abbiamo deciso per una formula molto divertente e di grande soddisfazione per cui, pagando una cifra fissa, le nostre portate dall’antipasto al dolce, sono state una sorpresa decisa dallo chef. Se vi dovesse capitare di andarci, unite anche il pacchetto vini a soli 15€ in più ed il competentissimo (e simpatico) sommelier Mirko vi guiderà in un percorso veramente memorabile. Da segnalare una “scoperta” gastronomica che andremo poi alla fine del viaggio a cercare e comprare, la salsiccia di Bra, un insaccato fresco di vitello con aggiunto grasso di maiale che ci è stata servita cruda come antipasto. Siamo andati avanti con dei tortelli di gallina serviti con una grattugiata di lime (che ha messo alla prova Mirko per l’abbinamento del vino), un secondo di maiale ed infine come dolce una simpatica rivisitazione in chiave gourmet di pane e nutella.
Finita la cena una breve passeggiata in centro, e come digestivo abbiamo preso degli eccezionali zuccherini alcolici, serviti fra le grotte nel suggestivo cocktail bar Clorophilla in Piazza Vittorio Veneto.
Il secondo giorno abbiamo passato il Frejus in direzione Lione con una piacevole fermata a Grenoble, dove dopo un delizioso pasto tipicamente alpino a base di Berthoud d’Abondance e tartiflette (entrambi goduriosi piatti a base di formaggio fuso e patate) al Café de la Table Ronde,siamo saliti sulla teleferica per ammirare un panorama mozzafiato.
Siamo poi ripartiti nel pomeriggio alla volta di Lione, tappa inizialmente non prevista del nostro itinerario verso la Borgogna, ma che ha saputo deliziare occhi e palato.
Appena arrivati scopro cercando due informazioni, che Lione è il paradiso del gourmand e che in particolare una tappa immancabile per chi arriva in città, è mangiare in uno dei tradizionali Bouchon Lyonnese, osterie tipiche lionesi dove si servono piatti molto sostanziosi, soprattutto a base di carne. Il problema è che purtroppo di domenica sera la maggior parte dei ristoranti seri sembrano chiusi…Non ci facciamo abbattere ed andiamo nella città vecchia, dove in realtà i Bouchon Lyonnese più turistici compaiono in ogni angolo. Qui sicuramente non abbiamo scelto uno dei più autentici ma l’atmosfera, l’arredamento ed il buon cibo di Chez Marie, ci hanno comunque fatto passare una bella serata.
La tipologia di cibo servita come dicevo è quasi esclusivamente carne, fra cui molte frattaglie e soprattutto piatti dai sapori piuttosto forti.
Io ho ordinato del paté di fegato di pollo servito su salsa di pomodoro, delle trippe in brodo e per finire una panna cotta, il tutto annaffiato da Beaujolais della casa. Marco invece ha preso un saucisson brioché (una salsiccia servita inglobata in una fetta di pan brioche) e poi un piatto tanto tradizionale quanto temibile: l’andouillette. Si tratta infatti di una salsiccia piuttosto grande ripiena di intestino di maiale, trippe e a seconda della ricetta altri tipi di frattaglie. Il gusto non era male ma decisamente alla lunga un po’ difficile da mangiare tutta (Marco però ce l’ha fatta!).
Il giorno dopo siamo passati al mercato intitolato al genio della cucina francese Paul Bocuse, che purtroppo abbiamo trovato mezzo chiuso (maledetto lunedì mattina!), ma avendo visto qualche banco aperto e capito cosa ci stavamo perdendo, abbiamo in quel preciso istante deciso che a Lione ci saremmo ripassati sulla via del ritorno.
Partiamo quindi in direzione Borgogna facendo prima una fermata per visitare il monastero di Cluny al quale dedichiamo un paio di ore. Arriviamo quindi a Beaune attraverso le strade di campagna, e cominciamo già ad innamorarci del posto. Per quella sera abbiamo alloggiato in un piccolo b&b Les Planchottes tenuto come un vero e proprio gioiellino dalla Signora Cécile e suo marito Christophe. La gentilissima Cécile ci fornisce anche un sacco di utilissimi indirizzi su dove cenare ed è così che finiamo a La Table di Guigon, dove mangiamo le lumache alla bourguignonne più grandi e più buone della mia vita (questa volta bevendo un Beaune Village).
La mattina successiva dopo una super colazione in compagnia di Cécile e Christophe, ci dedichiamo al centro di Beaune, la cittadina è piccola ma piena di fascino e luoghi da visitare. Primo fra tutti l’Hotel Dieu, l’ospedale fondato nel 1441 dal cancelliere di Filippo il Buono Nicolas Rolin e sua moglie Guigone. La struttura è ancora ben conservata ed il complesso è completamente visitabile anche utilizzando la simpatica audio-guida gratuita in cui Nicolas e Guigone dialogano scambiandosi imbarazzanti dichiarazioni d’amore e spiegando i vari luoghi dell’hospice. Nota interessante, nel corso degli anni per il sostentamento dell’ospedale, sono stati donati interi vigneti fra i quali spiccano anche appezzamenti di grand crus. Ancora oggi l’ospedale per sostenere le attività benefiche che continuano a portare avanti, ogni anno tiene una grande asta in cui vengono venduti i loro vini alcuni dei quali molto pregiati.
A questo punto è partito l’obiettivo degustazione, cosa non così semplice come potrebbe sembrare. Entrare nelle cantine “serie” senza referenze e senza appuntamenti presi con largo anticipo, è pressoché impossibile. Una soluzione valida può essere di unirsi ai tour guidati in cui ti fanno fare un giro in pullman visitando tre produttori, ma non era proprio in linea con l’idea che ci eravamo fatti del nostro viaggio. Per cui dopo un tentativo fallito, abbiamo trovato una piccola ma fornita enoteca che per soli 10€ ci ha fatto scendere nella sua suggestiva cantina e ci ha fatto assaggiare 6 vini (3 rossi e 3 bianchi) e la créme de cassis, un super alcolico a base di mirtillo nero che viene usato per preparare il celeberrimo aperitivo Kyr Royale. Considerato che le nostre conoscenze sui vini di Borgogna sono ancora piuttosto basiche, la degustazione è stata più che soddisfacente e dallo stesso negoziante abbiamo anche acquistato una cassa di sei vini diversi che ci siamo fatti spedire in Italia.
A questo punto nonostante la pioggia, abbiamo indossato le nostre tute anti-acqua ed abbiamo percorso la splendida Route de Grand Crus in direzione Digione. Passare fra le vigne dove producono i più pregiati vini del mondo è stato emozionante, e che differenza rispetto alle nostre viti! Mentre da noi le piante hanno infatti le dimensioni di un alberello, in Borgogna sono alte circa 20cm e le persone che lavoravano piegate in due nei vigneti sembravano intenti ad accudire dei piccoli bambini indifesi!
Siamo arrivati a Digione infreddoliti ed abbiamo deciso di alloggiare in un albergo ricavato in un ex-monastero molto vicino al centro. Dopo esserci riscaldati un poco siamo quindi usciti per cena al ristorante La Dame d’Aquitaine, segnalato dalla Guida Michelin. L’esperienza è stata assolutamente memorabile: sia cibo che servizio sono stati curatissimi e anche l’ambiente dentro una cripta del XIII secolo era estremamente suggestivo. L’eccezionale carta dei vini era praticamente un’enciclopedia.
La mattina dopo ci siamo dedicati a Digione, abbiamo visitato il museo delle belle arti, un paio di chiese e poi siamo andati ad assaggiare la famosa senape nei due negozi più famosi della città: La Boutique Maille e la Moutarderie Edmond Fallot. I due negozi a mio parere sono complementari: Maille è una vera e propria boutique della senape in cui tutto è bellissimo, curato, personale gentilissimo e competente ed i suoi pezzi forti sono senza dubbio le senapi della tradizione (che non a caso hanno anche un costo maggiore), mentre Fallot anche se con uno stile più moderno e disinvolto ha un paio di senapi aromatizzate veramente buone e particolari (eccezionale quella al pinot nero) decisamente da assaggiare. Con il nostro bottino di senapi siamo andati a pranzo in una Brasserie in piazza e poi siamo ripartiti ripercorrendo in direzione sud la Route de Grand Cru. A quel punto, dopo diversi chilometri fra le vigne e nonostante la pioggia, abbiamo deciso di addentrarci nei paesini in cerca di una nuova degustazione. Abbiamo trovato il posto giusto a Chambolle-Musigny al Caveau des Musigny, dove abbiamo assaggiato tre pinot neri della zona e alla fine ce ne siamo comprati uno.
Siamo rimontati in sella ed abbiamo proseguito sotto la pioggia sino a Chalon sur Saon, la seconda città della Borgogna che sorge sul fiume Saona: piccola ma suggestiva.
Il giorno successivo, dopo qualche sosta tecnica causa pioggia e freddo, siamo tornati a Lione e finalmente siamo riusciti a visitare come si deve il mercato di Paul Bocuse, dove ci siamo riempiti di ostriche (che adoriamo) ed abbiamo fatto acquisti sfiziosi per la serata: vino, foie gras e di nuovo il saucisson brioché in due deliziose varianti. Una breve visita la mattina dopo a Notre Dame ed alla città vecchia, e poi ripartiamo alla volta dell’Italia: obiettivo Torino.
Provati dal freddo, dalla pioggia e dal nevischio sul passo del Frejus, arriviamo in città infreddoliti ed intirizziti. Ed è a questo punto che accade l’imprevedibile. E’ venerdì sera ed il nostro alberghetto nel quartiere di San Donato dista circa 10-15 minuti dal centro, quindi usciamo a piedi per cercare un posto dove mangiare. Appena usciti veniamo magneticamente attratti da un piccolo locale arredato con gusto che emana un’atmosfera casalinga e ricercata allo stesso tempo. Entriamo da “Il Carlino Ubriaco” con l’idea di comprare una bottiglia di pinot nero piemontese (per una folle idea partorita in viaggio di confrontare una volta a casa quello francese, quello alto atesino e quello piemontese), magari bere un aperitivo e spilluzzicare qualcosa prima di cena. Finisce che ne usciamo fuori a tarda notte e solo perché stava chiudendo. Il Carlino Ubriaco scopriamo essere un luogo magico di quelli da cui non andresti mai via, Giancarlo ha aperto il suo piccolo capolvoro mettendo amore e cura in ogni dettaglio e scoprendosi (prima faceva tutt’altro lavoro) un vero e proprio oste di prim’ordine, di quelli che sanno sempre il vino e la parola giusta per ogni cliente.
Ed è proprio lì che Giuseppe, un cliente abituale simpaticissimo con cui abbiamo fatto quattro chiacchiere, ci ha detto che non era possibile passare dal Piemonte e non fermarsi nelle Langhe. A poco sono servite le nostre rimostranze sul fatto che dovevamo tassativamente essere a Verona alle 10 del mattino di domenica per la comunione di nostro nipote: la visita nelle Langhe diventa un dictat irrinunciabile!
Usciamo dall’albergo la mattina del sabato e decidiamo, un po’ irresponsabilmente, di partire sul serio per le Langhe mantenendo l’idea di fermarci qualche ora e poi ripartire verso casa. Prima sosta a Bra, per comprare le meravigliose salsicce mangiate la prima sera a Torino e poi dritti verso Novello dove incontriamo Claudio (amico del cliente abituale del Carlino), che sarà il nostro Cicerone per tutta la giornata e che con grande simpatia e smisurata disponibilità, assieme a sua moglie Donny, ci introdurra alle bellezze delle Langhe. Il ritornello è sempre lo stesso: “non potete passare nelle Langhe e non dormire qui, non si può starci solo qualche ora…”, e più passa il tempo, più ci accorgiamo che hanno tutti stramaledettamente ragione.
Come riassumere in poche parole una giornata strepitosa, fra vini, persone bellissime che ti senti onorato di aver conosciuto, panorami mozzafiato, cibi strepitosi e vini indimenticabili? Dovendo dare 3 consigli di numero: 1) fate un giro a Barolo al museo del vino e alla cantina Borgogno (di proprietà di Farinetti); 2) se non l’avete mai assaggiato prima (come noi) chiudete almeno un pasto col barolo chinato 3) non fatevi sfuggire un giro a Novello all’ azienda vinicola Marenco, una volta lì fate quattro chiacchiere con Angelo, mitico proprietario harleysta, un po’ matto (il giusto come piace a noi), con un vino meraviglioso ed autentico: quello che lui ha da dirvi vale da solo il giro nelle Langhe! Ma potrei continuare per ore, tipo: 4) assaggiate la salsiccia di Bra; 5) dormite almeno una notte in uno dei più belli b&b visti in vita Casa Baricalino 6) gustatevi l’alba nelle Langhe….ma che dire, le mie parole non servirebbero a farvi capire l’atmosfera, la genuinità, la bellezza e l’ospitalità di questi luoghi, ANDATECI (noi ci torneremmo senz’altro!).
La domenica mattina siamo partiti alle 6 del mattino per tonare a Verona, il panorama del sole che sorgeva in mezzo alla brina delle vigne e all’umidità mattutina è stato uno spettacolo indimenticabile. Purtroppo anche il freddo è stato altrettanto toccante, e ci ha costretti ad una sosta in autogrill a bere un the caldo tutti tremanti. Siamo arrivati giusto in tempo (con solo 20 minuti di ritardo…) in chiesa alla comunione del nipotino, ancora storditi dal freddo e dai bicchieri di vino del giorno prima, ma con gli occhi ed il cuore ancora carichi di meraviglia. E’ stato uno dei viaggi più belli della nostra vita, sarà stato il cibo, sarà stato il vino, o sarà stata la moto…di sicuro la differenza l’hanno fatta anche le persone che abbiamo conosciuto ed il loro incredibile calore umano!
Insomma la destinazione iniziale era la Borgogna ed i suoi vini prestigiosi, ma alla fine le esperienze che ci siamo riportati a casa hanno superato di gran lunga il valore di tutte le bottiglie di vino assaggiate (ed erano tante ve l’assicuro!).