La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene
Quando si parla di cucina italiana e tradizioni non si può evitare di menzionare il celebre Pellegrino Artusi, che negli anni dell’unità d’Italia raccolse nel suo libro “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene” ben 790 ricette accompagnate da storie e aneddoti che fotografano perfettamente il gusto e la convivialità italiana di cui ancora adesso conserviamo tracce.
L’Artusi è stato il primo vero libro di cucina italiana e ancora adesso è il primo punto di riferimento di chi vuole apprendere appieno le nostre tradizioni gastronomiche e, perché no, reinterpretarle. Come ha detto lo stesso Bottura nella prefazione alla prima ristampa anastatica del 2011:
“L’Artusi ci ha aperto la strada per conoscere noi stessi e la nostra nazione, un cucchiaio alla volta. Ora tocca a noi prendere in mano il nostro futuro culinario. Basta aprire il libro: approfonditelo e lo scoprirete ancora pieno di sorprese”.
Ma chi era Pellegrino Artusi? Nato nel 1820 a Forlimpopoli (oggi Emilia Romagna ma allora Stato Pontificio), Pellegrino era figlio di una famiglia benestante di commercianti ed aveva ben dodici fratelli. Dopo gli studi in seminario si dedicò all’attività di famiglia sino a quando, il 25 gennaio 1851 la loro tranquilla ed agiata vita di paese venne completamente sconvolta dal famoso brigante Stefano Pelloni (detto il Passatore) che con la sua banda li derubò pesantemente, malmenò il povero Pellegrino, ferì una delle sorelle e ne violentò un’altra, che impazzita venne internata in manicomio.
L’intera famiglia decise allora di abbandonare Forlimpopoli e di trasferirsi a Firenze nell’allora Granducato di Toscana, dove rilevarono un banco di seta. Pellegrino invece intraprese con certo successo una carriera commerciale a Livorno, per poi tornare a Firenze e fondare un Banco di Sconto (l’antenata di una modena Banca) che diresse sino a cinquant’anni quando, diventato ormai ricco, si ritirerà a vita privata.
Sarà in quegli anni che Pellegrino si dedicherà alla lettura dei classici italiani ed alla scrittura di ben due saggi letterari (uno su Foscolo e l’altro su delle lettere del poeta Giusti) ed infine nel 1891 del celebre “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene”pubblicato a sue spese non avendo trovato nessun editore disposto ad investirci del denaro.
Nella prefazione intitolata dall’Artusi stesso, non senza una certa dose d’ironia: “Storia di un libro che rassomiglia alla storia di Cenerentola”, ci viene raccontato di come all’inizio fosse stato fortemente scoraggiato alla pubblicazione (il professor Francesco Trevisan del Liceo Classico Maffei di Verona gli aveva detto che valeva ben poco e innumerevoli case editrici l’avevano rifiutato) ma poi, grazie anche alle raccomandazioni del Professor Paolo Mantegazza, il testo aveva cominciato a circolare sempre di più ed era giunto a diverse ristampe con un gran numero di copie stampate. Pellegrino Artusi curerà infatti in vita ben quindici riedizioni dell’opera ormai divenuta celebre, ognuna arricchita con nuove ricette ed aneddoti. Morirà a Firenze a novant’anni celibe, assistito per tutta la sua vita da un domestico di Forlimpopoli e Marietta una cuoca toscana.
Dopo la sua morte già nel 1931 il libro era stato già ristampato trentadue volte ed era fra i libri al tempo più letti dagli italiani, con “I promessi sposi” e “Pinocchio“.
Ma in cosa l’Artusi (come lo si chiama oggi identificando il nome dell’autore col libro stesso) differiva da tutti i precedenti testi di cucina? A parte il vastissimo repertorio di ricette, che vanno dagli antipasti (chiamati principii), alle minestre ed i brodi, sino ai secondi ed i dolci, La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene rappresentò nel panorama italiano un manuale di gastronomia didattico, semplice e divulgativo che riuniva per la prima volta l’ampio ventaglio delle ricette regionali italiane dando dignità a tutte. Come scrive lui stesso nella già citata prefazione:
“(…) con questo Manuale pratico basta si sappia tenere un mestolo in mano che qualche cosa si annaspa”.
Se l’argomento vi ha incuriosito, oltre a leggere il libro potete anche visitare la Bibiolteca Pellegrino Artusi a Forlimpopoli (Pellegrino lasciò tutti i suoi averi alla sua città natale) con l’annesso ristorante Casa Artusi, e partecipare all’annuale Festa Artusiana , sempre a Forlimpopoli ogni anno dal penultimo sabato di giugno.
Ora che avete scoperto chi era Pellegrino Artusi vi regaliamo un ultimo suggerimento letterario, se avete voglia di leggere qualche bel racconto giallo, non perdetevi il libro Misteri e manicaretti con Pellegrino Artusi -Autori Vari (Collana Brividi a cena – Edizioni del Loggione) con prefazione Carlo Lucarelli, in cui diversi scrittori partendo dalle ricette dell’Artusi hanno immaginato il nostro Pellegrino alle prese con omicidi e misteri sullo sfondo dell’Italia risorgimentale.